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Le lampade da tavolo Chapeaux e Fleur, firmate dal maestro Rodolfo Dordoni, sono state selezionate per l’ADI Design Index 2024, un riconoscimento che testimonia l’eccellenza del design Foscarini e rappresenta il primo passo verso il Compasso d’Oro 2026.

L’ADI Design Index rappresenta una delle selezioni più autorevoli del panorama internazionale del design, raccogliendo ogni anno i migliori progetti di design industriale. I 261 prodotti scelti quest’anno inaugurano il ciclo biennale di candidature per il Compasso d’Oro 2026. Tra questi,  Chapeaux e Fleur, ideate dal maestro Rodolfo Dordoni, due progetti di lampade da tavolo che uniscono innovazione tecnologica, estetica sofisticata e attenzione alla funzionalità.

CHAPEAUX
Design: Rodolfo Dordoni
2023

Scopri Chapeaux

Con Chapeaux, la ricerca iniziata da Rodolfo Dordoni con Buds (base trasparente e diffusore deciso), compie un nuovo passo avanti e aggiunge una versatilità che trasforma il carattere della lampada, la qualità della luce e il suo potere arredativo.

Gli elementi compositivi di Chapeaux sono stati ridotti al minimo. Il cuore del progetto sono tre diffusori: tre cappelli diversi per forme,
materiali e finiture: tre in metallo, due in vetro e uno in porcellana. Aperti al centro, si appoggiano sul corpo in vetro borosilicato trasparente della lampada che sorregge anche la fonte di luce: un’ampolla dotata di touch-dimmer che racchiude le componenti illuminotecniche e sembra galleggiare nel vetro.

Quando la lampada è spenta, il corpo in vetro trasparente quasi scompare alla vista per apparire discretamente quando la luce è accesa, delineandone sottilmente lo spessore. La scelta del diffusore determina anche la tipologia di luce: quello in metallo, bianco nella
parte interna, riflette la luce sul piano rendendola perfetta per illuminare una scrivania. I cappelli in vetro e in porcellana offrono invece un’esperienza più morbida.

FLEUR
Design: Rodolfo Dordoni
2023

Scopri Fleur

Fleur è una lampada da tavolo ricaricabile dalla duplice funzione: quella più naturale di illuminare e quella, inaspettata, di contenere acqua e un fiore. Come altre lampade a firma di Rodolfo Dordoni, Fleur è un progetto che parla di opposti che si incontrano, di pieni e vuoti (reali o percepiti) che formano armonie inaspettate. Un esercizio stilistico colto, ma immediato, con l’oggetto lampada che definisce lo spazio intorno a sé: un ambiente reso intimo, abitabile, personalizzabile per ogni situazione grazie alla luce.

Fleur è anche un oggetto altamente funzionale, che grazie a una scheda LED appositamente studiata, con componenti miniaturizzati, illumina la superficie intorno alla propria base e crea un raggio luminoso sul tavolo più ampio rispetto a quello delle tradizionali lampade a batteria. Fleur è efficiente dal punto di vista energetico: consuma solo 1 Watt ma i suoi efficientissimi LED – a ricarica veloce
tramite presa USB-C – esprimono una luce intensa, variabile grazie a un touch dimmer.

Fleur è stata selezionata come vincitrice nella categoria Most Illuminating Lighting agli Wallpaper* Smart Space Awards, che mettono in risalto i progetti di design che combinano creatività, innovazione, sostenibilità, semplicità e stile.

Scopri Fleur

La lampada da tavolo portable Fleur, disegnata da Rodolfo Dordoni, ha ottenuto il premio nella categoria Most Illuminating Lighting agli Wallpaper* Smart Space Awards 2024. Questo riconoscimento, giunto alla sua quarta edizione, celebra l’eccellenza nel design per la casa, ponendo particolare attenzione a creatività, innovazione, sostenibilità, semplicità e stile.

I giudici hanno apprezzato la capacità di Fleur di combinare due funzioni diverse – quella più naturale di illuminare e quella, inaspettata, di poter contenere dei fiori freschi – “con eleganza e stile”, rispondendo alle sempre crescenti esigenze di combinare flessibilità, appeal estetico e funzionalità.

Il design di Fleur è un raffinato esempio della maestria di Dordoni nel creare oggetti che non solo arricchiscono l’ambiente con la loro presenza estetica, ma che offrono anche praticità e versatilità. Un esercizio stilistico colto, ma immediato, in cui la trasparenza e leggerezza del supporto in vetro trasparente, adatto a contenere acqua e fiori, si sposano con raffinate cromie del corpo illuminante, progettato per emettere un ampio fascio di luce sul piano.

Linee pulite e materiali di alta qualità, in una lampada da tavolo portatile che coniuga poesia, funzionalità ed efficienza energetica. Questa fusione è ciò che ha colpito i giudici, dimostrando come il design possa evolversi per soddisfare le necessità contemporanee senza perdere di vista l’eleganza.

E-BOOK

Fleur

Scarica il catalogo dedicato a Fleur per approfondire il design e le caratteristiche della lampada portatile disegnata da Rodolfo Dordoni e premiata da Wallpaper*

L’Osservatorio Permanente del Design ha scelto ancora una volta Foscarini per l’eccellenza progettuale e il carattere pionieristico. A rappresentare queste caratteristiche distintive del brand sono per il 2023 le lampade Nile e Chiaroscura, selezionate per la categoria Design per l’Illuminazione.

NILE
Lampada da Tavolo
Design: Rodolfo Dordoni

 

Ideata da Rodolfo Dordoni, Nile è una lampada d’arredo di grande carattere, con una presenza scenica importante, in grado di trasferire ad ogni ambiente la propria eleganza sofisticata. Bellissima già da spenta, si accende di meraviglia quando la luce filtra attraverso il prezioso vetro soffiato a bocca, dirigendosi verso il basso sul piano e verso l’alto attraverso i due lati aperti del diffusore.

 

Una lampada-scultura in cui coesistono elementi contrastanti, uniti in una composizione di volumi che sembra sfidare la legge di gravità e rappresenta l’equilibrio tra gli opposti: la consistenza del marmo e la delicatezza del vetro, il freddo di un materiale estratto e il calore di un materiale soffiato. Base e diffusore, con le loro diverse inclinazioni, riescono a stare insieme grazie a un gioco invisibile di pesi, posizioni e giunzioni che determina un dinamico effetto d’insieme.

“Volevo una presenza scultorea, un vero e proprio diffusore di luce, con una forma non necessariamente aderente alla funzione. Ho disegnato due volumi intersecati: la piccola base, in marmo, e il grande diffusore in vetro. Quando li ho guardati mi hanno fatto venire in mente il famoso busto della regina egizia Nefertiti e da qui è nato il nome: Nile.”

RODOLFO DORDONI
/ Designer

CHIAROSCURA
Lampada da terra
Design Alberto e Francesco Meda

 

Chiaroscura nasce da una sfida progettuale: esplorare la possibilità di arricchire la funzionalità del classico luminator, che per definizione emette solo luce indiretta verso l’alto. Il corpo leggero di Chiaroscura, illuminato totalmente e non più solo illuminante, è l’obiettivo che ha guidato la definizione della forma, la scelta dei materiali e quella delle tecnologie produttive. Essenziale e di carattere allo stesso tempo, è una presenza discreta che cela una complessità tecnica interna non esibita, semplice per chi lo usa.

 

Chiaroscura è composta da tre semiarchi che descrivono una particolare sezione triangolare: una scelta di design che risulta in una presenza equilibrata ma mai banale, perché capace di cambiare a seconda del punto di vista. La lampada è composta da elementi di materiali diversi che si sfilano e si incastrano gli uni negli altri, senza rinunciare alla facilità di montaggio e smontaggio. La sua struttura è un alternarsi di superfici opache e luminose che alleggeriscono l’impatto visivo della lampada, realizzate con estrusi in alluminio e PMMA a prismi longitudinali che assicurano allo stesso tempo trasparenza e confortevole diffusione della luce. Chiaroscura fornisce quindi sia una luce potente, indiretta, proveniente dal LED inserito sulla sommità, sia una luce indiretta a parete o diffusa nell’ambiente a seconda di come viene orientata la lampada, grazie alla striscia LED alloggiata all’interno lungo tutta l’altezza di uno degli estrusi di alluminio. Le scanalature integrate negli estrusi permettono lo scorrimento tra alluminio e plastica, mentre dei tappi laterali impediscono movimenti non desiderati.

 

Un’installazione immersiva a Foscarini Spazio Monforte e uno stand colorato ed essenziale ad Euroluce: due destinazioni da non perdere alla Milano Design Week 2023 per scoprire le nuove collezioni Foscarini. Nuove idee di luce che mettono al centro la libertà progettuale del marchio, nel segno della sperimentazione.

Collaborazioni storiche che si riconfermano accanto ad altre inedite che nascono, focus sul prodotto e sulle possibilità espressive offerte anche da nuovi materiali e tecniche di lavorazione, alla ricerca costante della soluzione migliore che valorizzi l’idea progettuale. Alla Milano Design Week 2023 Foscarini presenta le nuove collezioni nella cornice totalmente rinnovata di Euroluce (pad.11 – stand 106) e al FuoriSalone presso Foscarini Spazio Monforte, entrambi con allestimento a firma di Ferruccio Laviani. Due “vestiti” differenti che rappresentano la varietà di caratteri e significati del brand Foscarini.

/ (IM)POSSIBLE NATURES: un giardino selvaggio a Foscarini Spazio Monforte

L’installazione (IM)POSSIBLE NATURES – progettata da Ferruccio Laviani – è una tappa da non perdere alla Milano Design Week 2023. Un giardino selvaggio e inaspettato – fatto di graminacee, erbe e piante incolte – prende il sopravvento. Un invito a prendere una pausa dalla frenesia della Design Week, immergendosi in un paesaggio che è allo stesso tempo fisico e mentale. I visitatori sono invitati a partecipare attivamente, lasciandosi cullare dall’immaginazione, e a farsi trasportare verso una dimensione onirica. Al centro, la nuova lampada Fregio di Andrea Anastasio. Tutto intorno, il verde.
Al piano inferiore dello showroom, prosegue il racconto delle collezioni Foscarini, in un allestimento che porta a scoprire le novità 2023 in preview e tutti i prodotti presentati dal 2019 ad oggi.

/ EUROLUCE 2023 — Hall 11 Stand 106

Euroluce torna con un layout espositivo rivoluzionato che vede una completa ridefinizione dello spazio fieristico e dei suoi flussi. Un circuito fluido che si ispira alla struttura urbanistica e porta nei padiglioni della fiera elementi tipici degli spazi cittadini. Una città ideale dove troveranno collocazione, oltre agli stand, una serie di ambienti pubblici destinati ad ospitare contenuti culturali interdisciplinari ed esperienziali, mostre, talk, workshop e installazioni.
Foscarini presenterà le novità di prodotto in uno stand progettato da Ferruccio Laviani. Colorato, essenziale, funzionale: il layout è orientato ad esaltare la leggibilità dei nuovi modelli.

HALL 11 | STAND 106
18— 23 Aprile 2023
H 9.30/18.30

 

Non solo prodotto: Foscarini partecipa al palinsesto delle attività di approfondimento del Salone del Mobile 2023 con uno speciale workshop che indaga la luce, il design italiano e il sapere artigiano alla base della realizzazione di alcuni dei prodotti più amati della collezione.

Workshop | Shedding Light on Mastery
Exploring the Art and Craftsmanship of Foscarini
HALL 15 | Area Workshop
20 Aprile 2023 H 16:00

/ PRODUCT NEWS

Il racconto che l’azienda porta al suo pubblico con le novità di prodotto presentate alla Milano Design Week 2023 si sviluppa a partire da tre assi portanti, da sempre caratteristici dell’approccio di Foscarini: il dialogo progettuale con creativi esterni all’azienda; la curiosità verso nuovi linguaggi e talenti, e l’apertura verso soluzioni inedite di sviluppo del progetto, con l’obiettivo di esprimere al meglio la personalità del prodotto, anche quando questo significa affrontare la sfida di nuovi materiali e tecnologie.

FREGIO è la nuova proposta di Andrea Anastasio realizzata in collaborazione con la storica Bottega Gatti di Faenza, un bassorilievo floreale con cui Foscarini esplora le possibilità espressive della ceramica. In Fregio la funzione narrativa dell’ornato in ceramica e quella illuminante della tecnologia LED, contenuta in una struttura metallica, sono mantenute distinte e ben delineate. A fare da ponte tra antico saper fare artistico e artigiano e mondo contemporaneo e industriale sono le due reggette poste alle estremità della lampada che da presenze puramente strutturali provenienti dal lessico dell’imballaggio e delle spedizioni internazionali di merci diventano collante e raccordo tra due dimensioni in contrasto tra loro.

Sempre con Andrea Anastasio, Foscarini presenta INTERVALLO, un progetto in cui la funzione è rappresentata dalla decorazione stessa: un’opera artistica in cui la luce è impiegata come fosse un materiale per costruire forme e volumi. INTERVALLO è una scultura luminosa che nasce nell’ambito del progetto di ricerca Battiti – un laboratorio di pura sperimentazione su luce e ceramica – presentato da Foscarini al Fuorisalone 2022.

Dal sodalizio con Rodolfo Dordoni quest’anno nascono CHAPEAUX e FLEUR.

CHAPEAUX è un progetto raffinato ed elegante nato nel segno della massima sintesi e semplificazione, formato da tre elementi semplicemente appoggiati l’uno sull’altro. Un sostegno in pyrex che quasi scompare alla vista, un cuore galleggiante di luce che racchiude e nasconde tutte le componenti tecniche e tre diversi cappelli in appoggio libero in tre diversi materiali – metallo, vetro e porcellana bone china. Una collezione di lampade da tavolo per tre personalità, tre atmosfere di luce, tre diversi modi di arredare.

FLEUR è una lampada wireless caratterizzata da un’elegante e attenta proporzione tra i due volumi che la compongono. Dal carattere essenziale, è un oggetto dalla duplice funzione: quella più naturale di illuminare e quella, inaspettata, di contenere acqua e un fiore fresco per decorare con raffinata eleganza.

Dal lavoro con Ludovica+Roberto Palomba nasce HOBA, nuova famiglia di lampade in vetro soffiato che traduce la perfetta imperfezione di un oggetto artigianale in una lampada di serie che è la rappresentazione fisica dell’antigeometria. Una nuova espressione della pluriennale ricerca condotta dai Palomba con Foscarini per spingere la sperimentazione sul vetro soffiato oltre le forme e i metodi tradizionali.

Scopriamo anche nuove collaborazioni di Foscarini, come il progetto della giovane designer danese Felicia Arvid. Appassionata di sartoria, con studi in fashion design, Arvid ha immaginato per la sua prima lampada di utilizzare la fonte di luce (un tubo che accoglie la strip LED) come struttura portante impiegandola come se fosse un ago che accoglie un tessuto e drappeggiandovi a onde un foglio sottilissimo che forma una serie di morbide pieghe e sbalzi. Si chiama PLI ed è una lampada a sospensione leggera e poetica, disponibile in legno o carta, per due diversi effetti luminosi.

Per dare una risposta ai tanti architetti e interior designer alla ricerca di soluzioni che siano allo stesso tempo funzionali e arredative, Foscarini presenta anche un nuovo progetto con Oscar e Gabriele Buratti che con ANOOR propongono un modello da parete e soffitto scultoreo ma essenziale.

Un pacchetto di novità molto diversificato perché ogni nuova lampada di Foscarini è il frutto di un progetto a più mani che si costruisce insieme, attraverso il dialogo e lo scambio, dandosi tempo. Regalandosi il piacere di un processo che non disdegna ma accoglie l’errore, il ripensamento, la rimessa in gioco, con l’obiettivo di portare al pubblico oggetti di design distinguibili per carattere e significato, lampade decorative capaci di trasformare lo spazio, anche da spente.

Uno scenografico e lussureggiante Giardino dell’Eden dove si svelano le nuove luci come inediti oggetti del desiderio: l’esperienza immersiva di Foscarini alla Milano Design Week 2022.

In occasione del Fuori Salone 2022, le novità 2022 di Foscarini si svelano nell’affascinante allestimento ideato da Ferruccio Laviani che ridisegna e trasforma il piano superiore di Foscarini Spazio Monforte in un giardino dell’Eden. De-Light Garden – il nome evocativo scelto per l’installazione – è un percorso immersivo che ricrea un lussureggiante giardino dove si svelano le novità 2022 di Foscarini: la lampada a sospensione Tonda dello stesso Laviani e la lampada da tavolo Bridge di Francesco Meda, inediti oggetti del desiderio per appassionati di design. Come lo racconta lo stesso designer, De-Light Garden gioca infatti sul tema della tentazione e del desiderio rileggendo la scena di Adamo ed Eva intenti a cogliere il frutto proibito:

“Deliziare ovvero dare piacere, e perché no, anche agli occhi e al tatto. De-light è dedicato a quel sottile filo che lega tutti noi all’impulso volitivo di possedere qualcosa e alla tentazione che proviamo nel desiderarlo. Ed è proprio alla tentazione e al piacere che ci dà la luce, in tutte le sue forme, che mi sono ispirato per l’allestimento di Foscarini Spazio Monforte; varcata la soglia ci si trova immersi nel Giardino dell’Eden dove assistiamo, come cristallizzata, alla scena di Adamo ed Eva intenti a cogliere il frutto dall’albero del Bene e del Male, in un contesto che sembra scaturire da un’incisione di Dürer. Con questo setup volevo dire che ‘cadere in tentazione’ di tanto in tanto è bello e che design e luce possono a loro volta diventare un oggetto del desiderio”.

FERRUCCIO LAVIANI
/ DESIGNER

Al piano inferiore dello showroom, prosegue la presentazione delle novità di prodotto, con NILE di Rodolfo Dordoni e CHIAROSCURA di Alberto e Francesco Meda. Proposte capaci, nel loro essere così diverse tra loro, di affermare insieme, ognuna con la propria identità, la visione sempre pioneristica di Foscarini e la sua capacità di riscrivere costantemente le regole del gioco.

A confermare ulteriormente l’anima più sperimentale e innovativa di Foscarini ampio spazio è dedicato al lavoro di ricerca che il brand sta conducendo a quattro mani con Andrea Anastasio sul tema della ceramica e dell’interazione con la luce: Battiti.

Nel progetto Battiti la luce viene impiegata non per illuminare ma per costruire. Come fosse un materiale: che realizza effetti, sottolinea forme, imbastisce ombre. 

Scopri di più su Battiti

Era il 1990 quando Foscarini presentò una lampada di vetro soffiato, caratterizzata dall’abbinamento con un treppiede di alluminio, nata dall’incontro con il designer Rodolfo Dordoni che rileggeva con un nuovo spirito la classica tipologia dell’abat-jour. Quella lampada si chiamava Lumiere.

Scopri Lumiere

Quando e come nasce il progetto Lumiere (la scintilla, chi erano gli attori iniziali, i fautori)?

Stiamo parlando di diversi anni fa, per cui ricordare chi fossero gli attori richiede uno sforzo di memoria che alla mia età forse non è così semplice.
Quello che posso dire è il contesto in cui è nata Lumiere. Era un periodo nel quale avevo iniziato a lavorare con Foscarini su una sorta di cambiamento dell’azienda. Mi avevano chiamato per una regia generale, che poteva essere una specie di direzione artistica della nuova collezione, perché la loro intenzione era di cambiare l’impostazione dell’azienda.
Foscarini era una azienda pseudomuranese, nel senso che risiedeva a Murano ma aveva una mentalità non esclusivamente muranese. Abbiamo iniziato a lavorare su questo concetto: conservare l’identità dell’azienda (l’identità delle origini dell’azienda, quindi Murano-Vetro) ma differenziandoci rispetto all’atteggiamento delle altre aziende muranesi (cioè fornace-vetro soffiato) cercando di aggiungere al prodotto dei dettagli tecnologici che lo caratterizzassero, e rendessero Foscarini più un’azienda di “illuminazione” che di “vetro soffiato”. Questo concetto era la linea-guida per la Foscarini del futuro, all’epoca.

 

Dove viene partorita Lumiere? E cosa ha portato alla sua forma-funzione (i paletti progettuali, i materiali vetro soffiato e alluminio)?

Sulla base della linea-guida di cui ho appena parlato, abbiamo iniziato a immaginare e disegnare prodotti durante degli incontri. A uno di questi incontri, credo fossimo ancora nella vecchia sede di Murano, ho fatto uno schizzo su un foglietto, un disegno davvero piccolo su un foglio di carta che sarà stato 2×4cm: questo cappello di vetro con un treppiedi, tanto per far capire l’idea di associare vetro e fusione, e allora la fusione di alluminio era un argomento molto contemporaneo, nuovo.
Quindi l’idea di questo piccolo treppiedi con la fusione e il vetro esprimeva, più che il disegno di una lampada, un concetto più generale: “come mettere insieme due elementi che fossero la caratteristica dei prodotti futuri dell’azienda”. Questa fu, in pratica, l’intuizione.

 

Un momento che ricorda più di altri quando si parla di Lumiere (un colloquio con la committenza, una prova in azienda, il primo prototipo).

Beh, sicuramente il momento in cui Alessandro Vecchiato e Carlo Urbinati dimostrarono attenzione per il mio schizzo, per l’intuizione. Ricordo che Sandro diede un occhio al disegno e disse: “Bella, dovremmo farla”. In quello schizzo è stato subito intravisto il prodotto. E anch’io pensavo che quel disegno potesse diventare un prodotto vero e proprio. Da lì è nata Lumiere.

 

Viviamo in una società “brucia&getta”. Cosa si prova ad avere progettato un successo che dura da 25 anni?

Erano decisamente momenti differenti. Prima, quando si progettava, le considerazioni che le aziende facevano erano anche in termini di investimento, e di ammortamento nel tempo dell’investimento. Quindi le cose che si disegnavano erano più ponderate.
Adesso non è che siano cambiate le aziende, è cambiato il mercato, è cambiato l’atteggiamento delconsumatore, che è diventato più “volubile”. Il consumatore di oggi è abituato da altri settori merceologici (vedi moda e tecnologia) a non desiderare cose “durature”. Quindi anche le aspettative che le aziende hanno nei confronti del prodotto sono sicuramente più brevi. Quando succede che un prodotto (come Lumiere) vive per così tanto tempo in termini di vendibilità, vuol dire che è autosufficiente. Si tratta cioè di un prodotto che non ha badato necessariamente alle tendenze, al momento. E proprio per questo, in qualche modo, attira. E stimola piacere. Sia in chi l’acquista sia in chi l’ha progettato.
Personalmente mi fa piacere che Lumiere sia un “segno” che ha ancora una sua riconoscibilità e una sua attrattiva!

 

In che modo questo contesto ha “lasciato il segno”, se lo ha fatto, sulla pelle e nella mente di Rodolfo Dordoni, uomo e architetto?

Penso a due momenti importanti che hanno segnato il mio lavoro. Il primo è l’incontro con Giulio Cappellini, che è stato mio compagno di Università. In seguito, sono stato io suo compagno di lavoro, nel senso che una volta finita l’Università mi ha chiesto di lavorare in azienda con lui. Grazie a questo incontro ho potuto conoscere il mondo del design “da dentro”. Per 10 anni ho lavorato e conosciuto il settore dell’arredamento in tutti i suoi aspetti. La mia è quindi un’impostazione che conosce “nella pratica” tutta la filiera del prodotto design.
Questo porta direttamente al secondo dei miei momenti importanti.
Grazie a questa “pratica”, a questa mia conoscenza sul campo, quando le aziende si rivolgono a me sanno che non è solo un prodotto ciò che stanno chiedendo, ma un ragionamento. E spesso capita che questo ragionamento porti a costruire con le aziende dei rapporti che diventano lunghi confronti, lunghe conversazioni. Queste chiacchierate aiutano a conoscere l’azienda. E la conoscenza dell’azienda è una parte fondamentale nell’analisi del progetto. Mi piace lavorare, e in questo sono un po’ viziato, con persone con cui condivido una sorta di similitudine d’intenti e di obiettivi da raggiungere. Così si ha la possibilità di crescere insieme.

 

Anni ’90: “googlando” compaiono le Spice Girls, i Take That e il Jovanotti di “È qui la festa?”, ma anche “Nevermind” dei Nirvana e il brano degli Underworld che faceva da colonna sonora al fi lm Trainspotting, “Born Slippy”. Se pensa ai suoi anni ’90 cosa le viene in mente?

Gli anni Novanta sono stati per me l’inizio di una progressiva incomprensione tecnologica. Vale a dire che tutto quello che è successo dall’LP musicale in poi, tecnologicamente parlando, io ho cominciato a non capirlo più. Mi sono ritrovato spesso a pensare che, quando ero ragazzo, criticavo spesso mio padre che consideravo tecnologicamente inadeguato. Bene, il suo essere inadeguato rispetto a me era minimo, se penso alla mia “inadeguatezza tecnologica” rispetto ai miei nipoti, per esempio. Diciamo che negli anni Novanta ha avuto inizio il mio “isolamento tecnologico”!

 

Cos’è rimasto immutato per Rodolfo Dordoni progettista?

Il disegno. Lo schizzo. Il tratto.

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